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Musicamanovella - L'Amore  Cieco o ci Vede Poco

venerdì 4 luglio 2008

Senza alcuna logica

Quel giorno le strade di San Pietroburgo erano stracolme di neve. Come il cuore di Gass. Avrebbe potuto scegliere di andare a Miami, a Cuba, ad Alicante e invece scelse San Pietroburgo.
Forse per sentirsi un principe e un idiota.
Aveva letto che
“Quello che non fai, domani non è fatto e il domani non viene mai”,
era Majakovskij e gli aveva fatto decidere di chiudere con tutto e andare via.
San Pietroburgo era un quadro su cui scrivere storie, era una città da Ottocento di De Andrè, era come saltare qua e là nella storia.
Gass non appena arrivò in città rimase in maestoso silenzio ad ammirare la città, i suoi fluidi, come quando vide per la prima volta lei.
Non sapeva ancora che quella città lo avrebbe segnato per sempre.
OTTOCENTO.
(Storie di Straordinaria Foschia, rdmm)

Oggi scrivo senza alcuna logica.
Sarà che è venerdì.
Mi dissocio dai miei pensieri.
Vi do qualche notizia inutile, per le utili dovete leggere il giornale mica il mio blog:
Vi volevo far sapere che negli Usa l’uomo incinto ha partorito una bambina, e siccome abbiamo seguito la storia dal blog, ve lo dico se gli volete mandare un mazzo di fiori o un sigaro cubano.
Su GQ c’è un bell’articolo su Vinicio.
Aldo Grasso ha dichiarato che Lucignolo fa cacare!
Oddio il luogo comune:
oppure
Odio il luogo comune:
se c’era (normalmente chi fa ricorso al luogo comune raramente riesce ad usare i congiuntivi) la lira si stava meglio.
E se avevo 30 cm di cazzo ero Rocco Siffredi!
E stavamo tutti meglio!
Si stava meglio quando si stava peggio.
Quando si sta peggio si sta peggio e quando si sta meglio si sta meglio.
Ma è un modo di dire!
Un modo di dire sbagliato!
Poveri ma belli.
Poveri ma belli?
Meglio belli e benestanti o no?
La sagra del luogo comune è come una sagra di fagioli: il mal di pancia è sempre alle porte;
la gente si rifugia nel luogo comune per sfuggire alla banalità della propria esistenza.
Ma ora parlare del luogo comune non centra un cazzo con l’illogico prosieguo della narrazione.
Come si fa a riabituarsi a rivivere da solo?
Un bel giorno decisi di lavarmi da solo una delle mie magliette da concerto, presi il telefono e chiamai la mia collaboratrice:
Io: “Pronto, Mamma quale programma devo impostare sulla lavatrice?”
Ma’: “Dipende... cosa c'è scritto sulla maglietta?”
Io: “MUSICAMANOVELLA!!!”
Ma’: “Ciuooooootooooooo!!!!”
Vabbè m’affitto un film:
“Ma che, noi italiani ve imponemo a voi forse una trasmissione in televisione de nome Valmontone, Portogruaro, Gallarate? Perche' voi ce dovete rompe li cojoni con 'sto Dallas?. ("il tassinaro")
I film di un tempo erano belli davvero.
Come l’amore al tempo del telefono fisso.
Quando chiamavi a casa sperando che ti rispondesse lei!
Era già quella un’emozione.
Come l’amore al tempo del telefono fisso.
Come l’amore al tempo del telefono fisso.
Come l’amore al tempo del telefono fisso.
Come l’amore al tempo del telefono fisso.
Come l’amore al tempo del telefono fisso.
Come l’amore al tempo del telefono fisso.
Come l’amore al tempo del telefono fisso.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

complimenti x la scelta della canzone.......
era tanto che non la ascoltavo!!!!!
ancora il caso?!?!

rdmm ha detto...

ma forse il caso vuole la stessa cosa che voglio io.

r